L’IDENTITÀ SESSUALE IN INFANZIA E ADOLESCENZA: UN TABOO DA SFATARE

Grande interesse e partecipazione per il corso di formazione organizzato da Nuova Assistenza

in Val Seriana rivolto ad educatori ed insegnanti.  

 

Trattare la sessualità in infanzia e in adolescenza con un approccio di normalizzazione ed inclusione: questo è stato il primo obiettivo del corso di formazione “L’identità sessuale in infanzia e adolescenza: un taboo da sfatare”, organizzato da Nuova Assistenza per educatori ed insegnanti in Val Seriana.

Il primo taboo da superare è considerare alcuni aspetti della sessualità infantile, fornendo ai genitori strumenti e competenze idonee per superare imbarazzo e pudore nell’affrontare determinate tematiche. A questo primo step, si aggiunge una difficoltà ancora più complessa nel caso in cui dovessero emergere delle diversità.

Mai come in questi anni, ci stiamo rendendo conto che una visione del mondo in bianco o nero è limitata ed anacronistica. Sentiamo sempre più prepotentemente la necessità di conoscere e comprendere le mille sfumature che colorano chi ci circonda, unico modo per poter convivere e costruire una società inclusiva e solidale, non standardizzata, in cui ci si senta accolti e valorizzati per le proprie peculiarità e differenze.

Il percorso formativo, proposto da Nuova Assistenza, ha riscontrato grande interesse e partecipazione da parte di operatori del settore, che hanno attivamente preso parte al corso con quesiti utili per affrontare le difficoltà sia dal punto di vista professionale che personale.

Proprio tale interesse ha spinto la Cooperativa ha ipotizzare una seconda edizione per poter accogliere anche le richieste di coloro che sono stati esclusi a causa del raggiungimento dei posti disponibili.

Formatrici del corso sono stati la psicologa-psicoterapeuta esperta in età evolutiva, dott.ssa Mariarosaria Plazzi, e la filosofa e formatrice all’inclusività LGBTQ+, dott.ssa Luna Novelli.

Un secondo obiettivo della proposta formativa è stato fornire ad insegnanti ed educatori alcuni strumenti utili per conoscere, comprendere e lavorare con persone che portano, dentro di sé, parti di identità che siamo soliti riassumere nella sigla “LGBTQIA+”.

Negli ultimi decenni sempre più persone affrontano percorsi di sperimentazione ed introspezione riguardanti il proprio orientamento sessuale e la propria identità. In assenza di percorsi seri di educazione affettiva e sessuale nelle scuole, e con famiglie impreparate su certi temi, i ragazzi affrontano questi percorsi spesso in solitudine.

Secondo l’“International technical guidance on sexuality education. An evidence-informed approach (2018)” dell’UNESCO, la scuola italiana è, infatti, agli ultimi posti della classifica europea per l’educazione e la diffusione di argomenti legati a sessualità ed affettività. Nonostante ciò, sempre più minori, grazie ad internet e all’accesso a media alternativi, si approcciano alla scoperta di questi temi in maniera del tutto personale e casuale.

 

È quindi fondamentale per chi lavora con gli adolescenti acquisire solide competenze, fornendo ai ragazzi e alle loro famiglie strumenti e conoscenze per scoprirsi e capirsi, oltre che per capire le persone che si hanno attorno, anche quando questi percorsi si concludono nella realizzazione di essere eterosessuali.

All’interno delle tre ore di formazione è stato proposto un piccolo viaggio, un momento di libertà, per trovare nuove parole e nuovi approcci in grado di distruggere il mostro del taboo, della vergogna che porta a relegare questi discorsi all’intimità, al privato e, in alcuni casi alla famiglia, innescando una spirale negativa di pregiudizi culturali, paure irrazionali o falsità che impediscono lo sviluppo e la costruzione di identità.

 

La formazione, la capacità di comprensione e la competenza possono determinare una svolta nella vita di una persona, che forse per la prima volta può trovare nell’educatore/insegnante, uno spazio sicuro, una persona di riferimento di cui fidarsi.

 

Questo corso ha saputo quindi attivare la capacità di accogliere, di essere pronti a ricevere e scoprire senza giudizio e imbarazzo parte della vita delle persone che assistiamo quotidianamente, col desiderio di creare alleanze, strategie e soluzioni che coinvolgano famiglie o professori, di realizzare un ambiente che sempre più possa avvicinarsi all’ideale di inclusività.